Q uella del pallone aerostatico si candida già da ora a essere una delle immagini più rappresentative del 2023. Per quanto sembri fuoriuscire da una narrazione più steampunk che da cronaca giornalistica, il pallone – spia o meno – ha fin qui occupato una parte importante delle cronache internazionali, causato una crisi diplomatica, riportato in auge paure da Guerra Fredda e ravvivato seriamente il discorso attorno agli UFO. Le immagini dell’abbattimento del pallone cinese nei cieli degli Stati Uniti, dopo quasi due settimane di impasse politica e stupore tecnologico di fronte all’improbabile, raccontano bene come i mondi della sorveglianza si possano svelare fuori dall’oscurità che di norma li contraddistingue. Eppure, c’è tanto di paradossale – quasi di weird – nella crisi generata dal pallone cinese, e qualcosa di profondamente “spettrale”: qualcosa al limite del grottesco e dell’improbabile con conseguenze che sembrano incentrate attorno al panico e all’isteria verso il futuro (o il passato), più che a una concreta rivelazione. A essere stato abbattuto è stato uno spettro, come ha twittato il filosofo Benjamin Bratton?
Pechino ha dipinto il pallone fatto esplodere a inizio febbraio come uno strumento di analisi metereologica spettacolarmente uscito dalla sua rotta a causa dei venti. Una rotta poi diventata una lenta traversata di una importante fetta dei cieli degli Stati Uniti, dall’Alaska al largo delle coste atlantiche della South Carolina, dove è stato abbattuto dopo otto giorni di deriva a circa 18 km di altitudine. Non si è trattato, però, di un caso isolato. Dall’abbattimento del primo pallone, infatti, si sono istericamente moltiplicate le notizie relative alla presenza di oggetti non identificati nei cieli statunitensi, canadesi, taiwanesi e dell’America latina. Improvvisamente ci si è accorti che stormi di palloni aerostatici spia affollano i cieli, in quello che potrebbe apparire come il ritorno di una tecnologia che si pensava resa marginale dalla storia e dall’evoluzione tecnologica degli stessi strumenti di sorveglianza. Abbattuto il primo pallone e iniziata la ricerca in mare dei suoi resti, è infatti apparso un altro pallone, avvistato prima in Costa Rica, Colombia e poi in Venezuela, anche questo cinese. La settimana successiva, gli Stati Uniti e il Canada hanno segnalato la presenza di altri tre oggetti non identificati nel proprio spazio aereo.
Improvvisamente ci si è accorti che stormi di palloni aerostatici spia affollano i cieli, in quello che potrebbe apparire come il ritorno di una tecnologia che si pensava resa marginale dall’evoluzione tecnologica degli strumenti di sorveglianza.
Uno di questi, abbattuto sopra il Lake Huron in Michigan, avrebbe avuto una bizzarra forma ottagonale. Non ci sono ancora molti dettagli sugli altri, ma le autorità di USA e Canada hanno parlato di “oggetti” più piccoli rispetto al primo pallone e non si sono ancora ufficialmente sbilanciate sulla loro provenienza o natura. L’ipotesi aliena è stata nel frattempo però smentita. È anche sorto il fondato sospetto che almeno uno dei tre nuovi oggetti abbattuti negli Stati Uniti potesse essere un piccolo pallone di 80 cm lanciato da un gruppo di appassionati dell’Illinois, che ne avevano perso le tracce nei cieli dell’Alaska. L’improvviso e crescente numero di questi avvistamenti sarebbe però spiegabile anche alla luce di un migliore filtraggio dei dati radar utilizzati dagli USA per monitorare i propri cieli in seguito alla distruzione del primo pallone cinese: questi oggetti sarebbero stati fin qui per lo più invisibili ai radar proprio in virtù della loro lentezza che, in condizioni normali, non li renderebbe identificabili. Ora, data la maggiore attenzione, invece, anche oggetti molto piccoli finirebbero per essere “visti” e trattati come una potenziale minaccia. Una minaccia che fino a prima della crisi non era però reputata come tale e che forse, anche ora, lo è diventata solo strumentalmente.
Il pallone originario, intanto, continua a far parlare di sé, anche in pezzi. Il Pentagono ha infatti annunciato di aver recuperato una parte significativa dei suoi resti: si è parlato del ritrovamento di “sensori” e componenti e elettronici ma non sono noti al momento dettagli più precisi sulle loro funzionalità. La Cina ha poi accusato gli Stati Uniti di usare gli stessi strumenti nei suoi cieli, cosa che gli USA negano, anche se è ovvio che pure Washington abbia all’attivo numerose operazioni di sorveglianza verso la Cina, magari più discrete dei palloni aerostatici. Inoltre, il Pentagono ha rivelato l’esistenza di una flotta di palloni cinesi e di un relativo programma governativo di utilizzo attivo da diversi anni che avrebbe causato la violazione degli spazi aerei di oltre 40 paesi. L’obiettivo di questo programma sarebbe ovviamente la sorveglianza elettronica.
Il pallone spia cinese ha diversi motivi di interesse, anche al di là della stretta cronaca di queste settimane. In primis, perché appare come qualcosa di obsoleto rispetto a come la sorveglianza elettronica è usualmente svolta oggi dalle agenzie di intelligence. Proprio la sua marginalità, però, potrebbe essere la ricetta di questa sua nuova centralità. Come ci si può difendere da uno strumento che non si pensa più come una minaccia diretta? Il pallone aerostatico per usi di sorveglianza ha una sua storia ben definita che, iniziata alla fine del 1700, si è protratta fino alla Guerra Fredda. In seguito, l’avvento dei satelliti e la loro crescente sofisticazione e commercializzazione ha soppiantato l’uso dei palloni aerostatici per queste finalità: pur senza mai essere stati messi completamente in soffitta (come racconta un reportage del New York Times dall’Afghanistan risalente al 2012), i palloni non sono più stati utilizzati per operazioni di sorveglianza su larga scala. Iain Boyd, Professore di Aerospace Engineering Sciences alla University of Colorado Boulder ha paragonato su The Conversation questi palloni alle caratteristiche dei più moderni satelliti che vengono comunemente divisi tra “low Earth orbit” e “geosynchronous orbit”: i primi orbitano ad altitudini più basse, ma orbitano di continuo e molto in fretta; i secondi orbitano più in alto ma lentamente, seguendo il ritmo del nostro pianeta. In sostanza, i primi possono vedere meglio, ma in modo meno pervasivo, i secondi vedono meno bene, ma possono puntare gli occhi più a lungo su uno specifico obiettivo.
Il pallone aerostatico, volando molto più basso e molto più lentamente – quello abbattuto si muoveva ad appena 40 km orari e mosso dai venti, un satellite “low Earth orbit” impiega 90 minuti a girare intorno al nostro pianeta –, secondo Boyd, riassume in sostanza i benefici di entrambe le tipologie di satelliti. Se equipaggiati con occhi e sensori elettronici, i palloni aerostatici possono essere eccellenti strumenti di sorveglianza. Questo, aggiunto alla sua improbabilità in quanto strumento surclassato dalla precisione e dall’efficienza dei satelliti, li avrebbe finora nascosti in piena vista negli strati più altri della stratosfera, uno spazio di norma “dimenticato” ma comunque piuttosto affollato da altri oggetti volanti, a cominciare dai palloni per l’analisi meteo che vengono lanciati 600mila volte all’anno da oltre 900 località al mondo.
A lungo considerati come i “satelliti dei poveri”, i palloni aerostatici stanno facendo il loro ritorno nel mondo della sorveglianza? In alternativa, la verità potrebbe essere che non se ne sono mai andati, appunto, ma ce ne siamo in qualche modo “dimenticati”. Oppure, ancora, la Cina sta semplicemente esplorando vie alternative e esplicitamente provocatorie per cercare di spiare il territorio USA e contrastare la massiccia presenza – e l’uso di aerei spia – statunitense nei pressi dei suoi confini.
C’è qualcosa di affascinante nel pallone spia, nella sua natura spettrale, nella sua lentezza, nella sua irrisolta tensione tra la rappresentanza di un passato tecnologico che pensavamo concluso e quella di un futuro ipotetico e forse low-tech ancora non del tutto materializzato.
C’è però qualcosa di profondamente affascinante nel pallone aerostatico spia, nella sua natura spettrale, nella sua lentezza, nella sua irrisolta tensione tra la rappresentanza di un passato tecnologico che pensavamo concluso e quella di un futuro ipotetico e forse low-tech ancora non del tutto materializzato. C’è insomma certamente qualcosa di hauntologico nel pallone aerostatico cinese e nel suo spostarsi per giorni, nel più lento e ovvio dei modi, sopra i cieli degli Stati Uniti. Sembra di sostenere un’ovvietà: gli stati si spiano a vicenda da sempre e usando qualsiasi modalità e tecnologia disponibile. Lo shock di fronte al pallone cinese, insomma, è abbastanza incomprensibile di per sé, considerato che decine di altri satelliti-spia (cinesi o meno) sono orbitati sopra di esso centinaia di volte mentre il pallone veniva mosso dai venti, giusto per restare nell’ambito dello spionaggio dai cieli. Allo stesso tempo, i modi in cui le agenzie di intelligence possono spiare le comunicazioni di paesi terzi hanno come limite solo la fantasia. A dieci anni di distanza dalle rivelazioni di Edward Snowden, che dettagliarono proprio quanto diffusa e utilizzata fosse la sorveglianza elettronica da parte anche delle democrazie più solide, che le spie spiino è assolutamente scontato. Eppure, il pallone cinese è stato percepito come una rivelazione: una rivelazione che però ha annunciato solo panico, o ipocrisia.
Quel che è certo è che il pallone spia ha però anche rappresentato una delle rarissime occasioni in cui i mondi dell’intelligence e dello spionaggio si sono manifestati materialmente in modi così palesi, mostrando un pezzo della loro architettura tecnica. Paradossalmente lo hanno fatto mostrando la forma meno coerente al modo in cui la sorveglianza avviene oggi nella maggior parte dei casi e scegliendo la forma più bizzarra: nessuna black box automatizzata, nessuno spyware invisibile che sfrutta una vulnerabilità altrettanto celata nel codice, ma un pallone aerostatico di 60 metri di diametro abbattuto con un missile dopo giorni di ipnotizzante volo lambendo basi militari e metropoli fino alla costa dell’Oceano. Cosa rimane di nascosto o segreto in un’operazione di sorveglianza così visibile a tal punto che se ne può quasi ridere? Tornando al tweet di Benjamin Bratton che citavamo in apertura, si può certamente dire che la vicenda del pallone cinese sia l’apice di qualcosa, ma qualcosa che non riusciamo ancora a capire del tutto: di sicuro si tratta di qualcosa che abbiamo già imparato a temere, perché le cose di cui ci preoccupiamo di più sono di norma quelle che ci ricordano le paure che già nutriamo. In questa sua indefinitezza, il pallone sembra davvero uno spettro, nel senso più hauntologico: è allo stesso tempo una ripetizione e un’anticipazione.