S cienza. Scienziati. Seguo da molti anni con attenzione la popolarità di queste parole come un esperto di finanza segue le oscillazioni in borsa. Alcuni usano questi termini con la S maiuscola: “Lo dice la Scienza”, affermano con sussiego, usando la parola magica per dare fondamento alle proprie argomentazioni. Altri ne parlano con una punta di scetticismo, alzando diffidenti le sopracciglia.
Quando all’università ero ai primi anni di Fisica, ormai parecchio tempo fa, mentre leggevo con l’entusiasmo del neofita il Manifesto del partito comunista di Karl Marx e Fredrich Engels scrissi una nota a margine del libro: “Socialismo scientifico? Povero Marx, costretto a usare la scienza per fare marketing al socialismo”. Non riuscivo a capacitarmi che un filosofo di vaglia si azzardasse a usare quella parola magica in modo così improprio. Come poteva essere scientifico il socialismo? Sapeva, l’insigne filosofo, di cosa stava parlando? Come poteva una teoria socio-politica mai applicata in natura essere scientifica se nessuno l’aveva mai potuta sperimentare né tanto meno replicare? Ero giovane, impulsivo, certamente un po’ schematico e nella mia arroganza non temevo di suscitare il sarcasmo dei professionisti della filosofia. Oggi non mi azzarderei mai a trattare con tale superficiale insolenza un uomo che con la sua opera ha plasmato secoli di storia: non sapevo, allora, che su quella definizione sarebbero stati spesi fiumi di inchiostro da parte di autori ben più consapevoli di me.
Perché, in una società sempre più dipendente dai risultati della ricerca, la fiducia nei confronti della scienza sembra declinare?
Ho citato Marx – e la mia ingenua nota a margine – per spiegare che Paura della scienza nasce da interrogativi che mi pongo da decenni e che ruotano intorno all’impatto che la scienza, ogni giorno di più, esercita sulla società. Con il passare del tempo quella domanda si è fatta più chiara fino a diventare affilata come la lama di un rasoio. Perché, in una società sempre più dipendente dai risultati della ricerca, la fiducia nei confronti della scienza sembra declinare? Perché negli anni del COVID-19 – dopo che diverse aziende hanno dimostrato di saper mettere a punto efficienti vaccini in meno di un anno – il rapporto con la scienza è dominato da uno scetticismo diffuso che spinge troppa gente a non vaccinarsi? Perché questo accade quando – al contrario – dovrebbe essere evidente a chiunque che la ricerca scientifica è stata il motore che ha consentito, negli ultimi cent’anni, di raddoppiare la vita media degli esseri umani, almeno in Occidente?
Per rispondere a queste domande raccolgo indizi da molto tempo. Interviste, letture, riflessioni. È stato il clima da stadio che si respirava nei talk show televisivi dove si discuteva di COVID-19 a spingermi a tirar fuori i miei appunti dall’archivio. Dopo avere assistito alle performance di molti scienziati, dopo averli osservati mentre si contraddicevano, litigavano, si esibivano tutte le sere in nome della scienza inoltrandosi spesso nei territori accidentati del narcisismo, ebbene, quei due termini magici – Scienza e Scienziati – hanno cominciato a diventare alle mie orecchie vocaboli pomposi, da maneggiare con cautela.
La parola stessa scienziato ha cominciato a crearmi disagio, gonfia com’è del retorico trionfalismo con cui si parla di una setta di sacerdoti infallibili. Ho scoperto, da una breve indagine tra i miei conoscenti, che anche molti di loro si sentono contagiati dallo stesso sentimento
La sfiducia nella scienza ha molte cause, non esiste un unico colpevole.
Non si tratta di un problema marginale. Lo scetticismo verso la scienza è una malattia seria che può provocare gravi danni: seminare dubbi sui vaccini provoca morti, alimentare la diffidenza verso le ricerche sul riscaldamento globale sta già provocando tragedie.
La sfiducia nella scienza ha molte cause, non esiste un unico colpevole. Non amo la saggistica riduzionista, fiorente soprattutto nei paesi anglosassoni, dove un saggio viene pubblicato solo se ha un titolo tagliato con l’accetta che individua con precisione chirurgica causa e soluzione di un problema – come se il mondo fosse un cruciverba a soluzione unica.
L’imputato principale di Paura della scienza è il potere, che ha spesso utilizzato la scienza per difendere i propri interessi. Ma il potere può essere declinato in diverse forme. C’è il potere religioso che (nel caso degli evangelici americani) attacca il darwinismo e inventa una scienza alternativa per supportare la propria narrativa sulla creazione; c’è il potere dell’industria che investe somme colossali per difendere il proprio business (dalle sigarette al petrolio) e instillare dubbi tra i cittadini sulla credibilità del consenso scientifico; c’è il potere degli ambientalisti che contesta le biotecnologie con argomentazioni talvolta vacillanti.
Esplorando questi temi mi sono reso conto di quanto sia cambiato il ruolo della scienza negli ultimi decenni e mi sono chiesto se l’immagine astratta che ci è stata tramandata dalla scuola, e che ancora pervade l’immaginario collettivo, corrisponda alla realtà contemporanea; se la figura dello scienziato indipendente, disinteressato, al di sopra delle parti, che lavora per il bene comune, sia ancora oggi quella dominante in un mondo della ricerca sempre più privatizzato.
E questo mi ha inevitabilmente portato al ruolo che le piattaforme digitali giocano oggi nella ricerca scientifica, un punto chiave per capire come sia destinato a evolvere il rapporto tra scienza e potere. Si tratta di un problema enorme, largamente sottovalutato dall’opinione pubblica. La rivoluzione tecnologica in corso, sostenuta dai progressi dell’intelligenza artificiale, è destinata a cambiare il mondo con una rapidità mai vista prima ed è alla base di successi straordinari registrati in molte discipline: dalla farmacologia alla biologia, dal quantum computing all’astronomia. Grazie alla sua capacità di suggerire nuove strade nella conoscenza della natura, e persino di proporre nuove teorie, l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo decisivo nella ricerca scientifica. Alcuni addirittura prevedono (temono?) che possa diventare l’unica scienza.
La sfiducia nella scienza cresce parallelamente alla sfiducia nei confronti dello Stato e delle élite, anche di quelle culturali.
Ma il futuro dell’intelligenza artificiale è contrassegnato da una contraddizione dolorosa: da una parte l’ia promette di risolvere alcuni dei drammatici problemi del Pianeta, dall’altra è controllata da un numero sempre più ristretto di società private, in prima fila le piattaforme tecnologiche, che in pratica ne detengono il monopolio e oggi non esitano a usarlo – per il proprio interesse economico – introducendo algoritmi che alimentano la rabbia collettiva, in un gioco perverso che non sembra avere fine.
Il potere della scienza va ormai ben oltre i confini dentro i quali il nostro immaginario la confinava solo quindici anni fa. Le tecnologie che consentono di indagare i segreti della biologia e mettere a punto nuovi farmaci sono le stesse che permettono alle piattaforme tecnologiche di raccogliere dati sulla nostra vita, controllarci, influenzarci. In Paura della scienza esploro i nuovi territori in cui la nuova scienza è dilagata arrivando a concludere che il controllo pubblico di questo immenso potere è un obiettivo indifferibile per evitare che la sfiducia, che già oggi sta crescendo nell’opinione pubblica, travolga le nostre democrazie.
La sfiducia nella scienza cresce parallelamente alla sfiducia nei confronti dello Stato e delle élite, anche di quelle culturali. È un processo rischioso, che sta logorando le nostre società e mina alle basi il nostro stesso vivere civile. Molti si riempiono la bocca della parola scienza con argomenti retorici, astratti, fuori dal contesto della nostra vita. Ma la scienza non è un’astrazione. È un’attività che si incarna nel mondo in cui viviamo, è una forza produttiva che alimenta le attività economiche, l’industria, le nostre abitudini quotidiane.
Estratto dalla prefazione di Paura della scienza. L’età della sfiducia dal creazionismo all’intelligenza artificiale. (Treccani – l’editore di questa rivista-, 2022).
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