




I normali e noi
A cosa serve una diagnosi? Cosa ci dice dell’idea di normalità?


Morto un bosco (non) se ne fa un altro
Beni comuni e interessi privati nelle Terre d’Arneo.

Oltre la parola
Sontag, Bergman e Godard nella crisi del linguaggio.

Il lato oscuro della conservazione
Per tutelare biodiversità ed ecosistemi l’essere umano si trova nella posizione di decidere quali specie salvare e quali invece sacrificare. Ma con quale criterio? Una riflessione etica su reintroduzioni, eradicazioni e de-estinzioni di specie non-umane.

Coscienza politica, letteratura e industria
Una replica a un intervento di Christian Raimo.

Echi dalle rovine
La catastrofe come opportunità? Una riflessione sull’immaginario statunitense alla ricerca di contronarrazioni dell’apocalisse.
La Parola della Settimana
tornata
tornata tornata s. f. [der. di tornare; nel sign. 3, dal provenz. tornada]. – 1. a. ant. o pop. Ritorno: nel suo letto il mise e dissegli che quivi infino alla sua t. si stesse (Boccaccio); fare t., fare ritorno. b. T. lattea, sensazione di calore alla mammella, e di puntura al capezzolo, che avverte la nutrice quando, attaccato il bambino al seno, la secrezione lattea si accentua. 2. Seduta, adunanza di un’accademia, di un’assemblea, ecc.: le t. dell’accademia della Crusca; t. ordinaria, straordinaria. Il termine, oggi poco com., era ancora usato in alcuni atti ufficiali della Camera dei deputati fino al 1938 e del Senato fino al 1933 (oggi seduta). Riferito talora, per estens., anche a turni di elezioni (politiche, amministrative, ecc.): prima, seconda t. elettorale. 3. ant. Il commiato o congedo della canzone provenzale, e per estens. della canzone antica in genere, che nel tipo più frequente ripete lo schema della parte finale della stanza.

Sovrasocialità e altre storie
La “modernità esplosiva” secondo Eva Illouz.
